Pochi al mondo, assistendo al dramma in atto in Costa d’Avorio, hanno ignorato l’azione del Presidente in carica Laurent Gbagbo, che per ottenere favore ha organizzato l’anno scorso delle elezioni tutto sommato corrette, per poi prontamente ignorarne i risultati, sostenendo d’un tratto che coloro che hanno votato per il suo rivale Alassane Ouattara non fossero invero cittadini della Costa d’Avorio. Con persino la cauta Unione Africana contro di lui, la sua fine sembra inevitabile.
Questo scenario che oppone buoni e cattivi, con un intervento internazionale semplice e universalmente approvato, sotto il patronato dell’ONU, è un perfetto esempio della “Responsabilità di Proteggere” (R2P), la politica di controllo del mondo promossa da George Soros, probabilmente il singolo individuo più importante per la configurazione di un ordine politico ed economico mondiale fino ad oggi. Maggiore speculatore di tutti i tempi, è diventato una leggenda come “l’uomo che distrusse la Banca d’Inghilterra”, straordinario filantropo, adorato e detestato per i suoi massicci finanziamenti alle riforme mondiali finanziarie, economiche e politiche che hanno avuto la sua approvazione. Ha fatto questo per ormai trent’anni, come autore di “Open Society: Reforming Global Capitalism” (2000), autore delle rivoluzioni colorate, e difensore dell’ONU e degli interventi non esclusivi dell’ONU come quello in Costa d’Avorio.
Soros ha definito la sovranità un “anacronistico concetto nato in tempi passati quanto la società consisteva in comandanti e sottoposti, non cittadini” in un articolo apparso nel 2004 nella rivista del consiglio sulle relazioni estere “Foreign Policy”. La sovranità non è “un diritto”, ma piuttosto una “responsabilità”, e può essere scavalcata dalla comunità internazionale se necessario.
Il cambio di regime, appoggiato dall’ONU, in atto in Costa d’Avorio è l’ultimo di una serie di interventi internazionali giustificati sul piano umanitario, soprannominati dai critici “imperialismo dei diritti umani”. Questa nuova politica è talvolta chiamata “Dottrina Annan”, definita come la perdita delle tradizionali prerogative di sovranità a causa di crimini contro l’umanità. Kofi Annan, nato nel Ghana, che confina con la Costa d’Avorio, è stato segretario generale dell’ONU dal 1997 al 2006, e questa definizione venne coniata durante le negoziazioni del 1999 in Kosovo, quando Annan approvò la “pressione collettiva internazionale affinché i partiti si unissero al tavolo della trattativa, rendendo possibile la minaccia dell’uso della forza”.
In risposta all’appello di Annan, il governo canadese ha costituito nel 2000 una Commissione Internazionale sull’Intervento e la Sovranità dello Stato, la quale pubblicò la relazione “La responsabilità di proteggere”, raccomandando l’intervento militare dove “è in atto o è imminente una strage su larga scala, a seguito di un’azione arbitraria intenzionale o del rifiuto di agire, o del suo fallimento, da parte di uno stato”. Questi principi furono approvati nel 2005 sia dall’Assemblea Generale ONU che dalla ricostruita Unione Africana, la quale aveva fisso in mente il genocidio del 1994 in Ruanda.
Mentre Soros contempla l’imminente successo in Costa d’Avorio del suo piano di soluzione dei problemi politici del mondo, è contemporaneamente impegnato a risolvere i problemi finanziari ed economici mondiali in veste di anfitrione di un incontro riservato all’èlite planetaria a Bretton Woods, nel New Hampshire, dove furono fondate nel 1944 le istituzioni finanziarie dell’ONU. L’8 aprile, 200 leader del mondo accademico, degli affari e della politica, tra cui individui del calibro di Paul Volcker e Gordon Brown, si riuniranno sotto l’egida dell’Istituto per il Nuovo Pensiero Economico (INET) di Soros per accordarsi sulle istituzioni della finanza internazionale nel mondo del dopoguerra.
Il promo della conferenza dell’INET suona così: “Speronata dalla crisi finanziaria e dai recenti sviluppi in campo economico, sta emergendo una visuale di gran lunga più realistica dell’economia, che tiene in conto le imperfezioni degli individui e delle istituzioni e l’informazione, così come l’esistenza di complesse reti globali d’interazione e il dinamismo dell’innovazione”. Ciò potrebbe facilmente essere usato come modello per la tanto cara a Soros R2P: “Speronata dalla necessità di proteggere i civili, sta emergendo una visuale di gran lunga più realistica del fondamento logico per l’invasione di altre nazioni, che tiene in conto le imperfezioni degli individui, ecc, ecc.”
Nel mettere in atto la R2P sorge un problema: “Chi decide quando troppo è troppo?”. Bush junior ha calcato la mano sul concetto di imperialismo umanitario, invadendo Afghanistan e Iraq senza alcun mandato ONU. Ciò ha causato un disastro, neutralizzando gli attenti sforzi di Annan, Clinton ed altri per fortificare un nuovo ordine globale basato sul consenso nelle Nazioni Unite. Mentre alcuni casi possono apparire indiscutibili, come per la Costa d’Avorio oggi, la R2P può essere facilmente usata nel modo sbagliato. Rapporti che mostravano le forze del governo libico bombardare dei civili sono state utilizzate per giustificare la Risoluzione 1973 dell’UNSC, ma si è scoperto che i rapporti erano falsi. Troppo tardi: con la Risoluzione 1973 in mano, i Francesi e gli Inglesi hanno invaso la Libia per destituire un fastidioso dittatore che loro e gli Stati Uniti detestavano da tempo.
Un abuso tanto cinico della nuova regola d’oro preoccupa coloro che accarezzano i principi del diritto internazionale basati sulla sovranità nazionale. Curtis Doebbler nota che nello statuto dell’ONU “gli stati hanno acconsentito a non usare la forza reciprocamente per perseguire i propri fini nella politica estera”. Ma il recente disprezzo per la sovranità non fa altro che confermare la vuotezza della sovranità nazionale come principio uniforme applicabile ugualmente a tutte le nazioni, secondo la struttura imperiale. Mentre pochi stati occidentali – antichi imperi come Francia e Gran Bretagna – possono aver perso la loro sovranità a favore del potere imperiale dominante in questo momento e delle sue istituzioni, “la sovranità del terzo mondo non è mai realmente esistita”, come scrive lo studioso statunitense Alan Freeman.
Il compromesso nella Costa d’Avorio sub-sahariana ha alle spalle tanto torbido imperialismo quanto l’intervento in Libia, ma è meno controverso. L’Unione Africana ha una posizione solida alle spalle dell’ONU nei suoi tentativi di mitigare la cesura tra nord e sud della Costa d’Avorio. La Francia ha sempre avuto una piccola base militare nel paese anche dopo che la Costa d’Avorio è diventata indipendente nel 1960, e 4.600 militari Francesi sono sul posto da quando è scoppiata la guerra civile nel 2002, in linea con l’Operation Licorne (Unicorno). Nello stato ci sono 12 mila cittadini francesi, e poiché la guerra civile si sta intensificando le truppe sono impegnate a difendere i civili (in particolare i francesi) e lavorando secondo le direttive ONU.
In Costa d’Avorio la R2P è utilizzata in realtà per supportare il pretendente musulmano contro il povero perdente cristiano. Quando si diraderà la polvere, questa sarà vista come una vittoria per l’ONU e un indebolimento relativamente benigno del giogo imperiale francese, molto meno sospetto del bombardamento sui civili in Libia dei jet da combattimento francesi, nello sprezzo della comunità internazionale.
Questa è una buona notizia per Soros e per il suo pupillo, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che è presente con la mente se non con il corpo alla conferenza di Soros a Bretton Woods. Il Segretario di Stato di Obama Hilary Clinton ha dichiarato che renderà istituzionale la R2P nel Dipartimento di Stato. Tali ONG, come il Gruppo Internazionale di Crisi fondato da Soros (1995), il Centre for International Governance Innovation (2003), la Clinton Global Initiative (2005), il Global Centre for the Responsibility to Protect fondato da Soros (2008), e l’INET di Soros (2009), stanno cercando di creare un nuovo ordine economico basato sulla sua abilità finanziaria e sulla R2P per affrontare le numerose crisi nel mondo. La conferma di Ouattara, un ex ufficiale dell’IMF, come presidente della Costa d’Avorio, sarà sicuramente una buona notizia, che favorirà entrambi gli obiettivi di Soros.
Soros è avversato non solo dagli anti-capitalisti, ma anche dagli stessi capitalisti, per il fatto di credere che “il principale nemico dell’open society non [sia] più la minaccia comunista ma quella capitalista”. Egli è avversato dai neocons ma adorato dai sostenitori in stile-Obama dell’imperialismo. Come ha spiegato nel 2010, “abbiamo bisogno di uno sceriffo globale” che sorvegli l’economia e la politica mondiali, ma lo Sceriffo di Soros dovrebbe essere identificato come un “good cop”, non un “bad cop” come quello di Bush junior.
Mentre la R2P come profilata dall’intervento nella Costa d’Avorio ha un consenso globale tra le nazioni del mondo, non si può dire lo stesso per la maggior parte degli altri interventi degli ultimi anni, dall’ex Jugoslavia, all’Iraq, all’Afghanistan e alla Libia. Nè esiste una convergenza riguardo al
programma finanziario di Soros per un nuovo ordine mondiale. In “Open Society: Reforming Global Capitalism”, egli ha fatto appello non solo alla ricostruzione del Fondo Monetario Internazionale, ma anche alle Nazioni Unite, per smorzare le ambizioni imperialiste statunitensi nell’interesse di un equilibrio globale. Gli USA “potrebbero compiere uno sforzo collettivo per coinvolgere sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo, così da ristabilire la leadership
americana in una forma più accettabile”.
Le ambizioni di Soros per il mondo sono indubbiamente maestose. Se la sua tanto cara R2P e i suoi progetti per un nuovo ordine finanziario mondiale saranno accolti sia dall’impero che dai suoi avversari come la risposta agli interrogativi politici, finanziari, ed economici mondiali, questo è tutto da vedere. Ma quest’uomo e il suo piano sono probabilmente l’unico modo per salvaguardare l’ordine imperialista.
Traduzione di Alessandro Parodi
http://www.eurasia-rivista.org/9077/la-costa-d%E2%80%99avorio-e-bretton-woods-lo-spettro-di-soros