Modernità, Post-modernismo? Destra, sinistra? Se non vi soddisfa l’ordine mondiale imposto dall’Occidente o anche alla radice la sua visione del mondo, queste proposte di soluzione non possono e non devono bastarvi: nascono dallo stesso ceppo. La stessa alternativa anti-capitalista proposta dal comunismo sovietico era essa stessa frutto dell’imperialismo di origine occidentale.
Partendo da queste considerazioni, la penna ispirata di Eric Walberg apre nuovi orizzonti interpretativi della Storia degli ultimi secoli, ma soprattutto degli avvenimenti in corso nell’era della crisi di leadership dell’Occidente. E lo fa riscoprendo l’Islam come elemento di rinnovamento civile e politico di fronte all’evidente decadenza di un modello, quello occidentale, ormai non più rispondente alle attese di gran parte della popolazione mondiale.
Walberg intende concentrarsi non tanto sugli aspetti prettamente religiosi dell’Islam (pur affrontati nel libro), quanto sul suo essere “sistema sociale… perché l’Islam si sforza di essere molto più di una religione, per come questa parola è intesa oggi in Occidente … è un sistema socio-economico alternativo, che si sforza di eliminare lo sfruttamento”.
Da questo punto di vista, astraendosi da teorie derivate da ideologie occidentali, l’Islam può rappresentare una valida alternativa al capitalismo e al comunismo, non ricercando un’astratta terza via (pur sempre compromesso tra concezioni della stessa derivazione), ma offrendo “una risposta universalista, che fronteggi l’imperialismo, che incorpori una spiritualità trascendente (a differenza del Confucianesimo) e con un programma politico ed economico chiaro (a differenza di Buddhismo e Induismo)”.
L’autore non è uomo di utopie, tutt’altro. Parte da un’analisi storica dell’Islam, spaziando tra le sue componenti antropiche e territoriali, ne coglie gli aspetti costitutivi costanti, per giungere alla decifrazione del “suo riemergere oggi come uno sviluppo positivo, forse il più importante per riallineare noi stessi con la natura e riscoprire il cammino evolutivo spirituale dell’umanità”. “L’Islam sostiene un ordine sociale in cui la pace … è la più alta realizzazione della società, l’obiettivo di tutte le politiche, a cui tutti dovrebbero sottomettersi”.
Walberg è realisticamente chiaro quando afferma che il compito degli Islamisti è quello di opporsi alla logica imperialista, “evitando le insidie di militarismo e usura”. E le vicende di questi giorni danno conto di quanto queste deviazioni d’importazione nel mondo islamico siano incompatibili con i fondamenti dottrinali dell’Islam e di quanto rappresentino un vero “cavallo di Troia” per influenzare il comportamento delle popolazioni.
Ma Walberg è altrettanto chiaro quando individua il secolarismo come l’anima della modernità e del post-modernismo, come fenomeno socio-politico introdotto per sradicare l’etica fondata sui precetti tradizionali e sostituirli con il materialismo, come movimento anti-religioso per “uccidere Dio”. Il risultato è un mondo in perenne crisi di valori, senza punti certi di riferimento nelle comunità e assoggettato ad astratte dichiarazioni di principio puntualmente disattese e sopraffatte dal dominante utilitarismo, che spesso sfocia inevitabilmente in pratiche aberranti, come genocidi e disastri ecologici. “I critici laici respingono l’Islam come un dannoso anacronismo, persino pericoloso”. Dicono: “Perché interrompere la propria giornata a pregare cinque volte, rallentare l’ordine economico generale per un intero mese ogni anno, vietare alcool e interessi, che sono il fondamento della società occidentale?” osserva criticamente l’autore.
Piuttosto che paventare “scontri di civiltà” Walberg propone la riscoperta di “un’alleanza di civiltà, che rifiuti guerra, usura, degenerazione morale e razzismo”.
Glauco D'Agostino, Editor www.islamicworld.it
http://www.islamicworld.it/wp/from-postmodernism-to-postsecularism-re-emerging-islamic-civilization/