Sebbene il numero di voci critiche riguardo a Israele, il sionismo e il potere ebraico stiano progressivamente crescendo, si può fare una chiara distinzione fra, da una parte, coloro che vi contribuiscono operando all’interno del dibattito e che sono politicamente schierati, dall’altra coloro che trascendono loro stessi al di là di qualsiasi paradigma politico esistente.
La prima categoria fa riferimento agli scrittori e studiosi che
operano “all’interno degli schemi”, accettando le misure restrittive di
un certo dibattito politico e intellettuale. Un pensatore che operi
all’interno di questo contesto identificherebbe inizialmente i limiti
del dibattito, e poi modellerebbe le sue idee così che si adattino a
essi. La seconda categoria si riferisce a un tentativo intellettuale
molto più stimolante: essa include quei pochi che operano all’interno di
‘reame’ post-politico, quelli che sfidano la dittatura del
politicamente corretto, o qualsiasi ‘linea di partito’ conosciuta. Si
riferisce a quelle menti che pensano ‘fuori dagli schemi’. E, in
effetti, sono questi soggetti che, come gli artisti, piantano i semi di
un possibile cambiamento concettuale e di coscienza.